Il tempietto di Sant’Emidio alle Grotte è classificato come uno dei monumenti più importanti della città di Ascoli Piceno e rappresenta un pregevole prototipo di arte religiosa barocca delle Marche. Eretto in onore del patrono si definisce “alle grotte” perché il suo ambiente interno è costituito da una grotta naturale.
La piccola chiesa si trova appartata, rispetto al contesto urbano, in un luogo ricco di vegetazione e di silenzio dove già nell’anno 250, III secolo d.C., era noto vi fossero degli antri naturali, collegati tra loro da cunicoli, utilizzati dai cristiani come necropoli.
Secondo la tradizione sant’Emidio, dopo essere stato decapitato, il 5 agosto 309, nei pressi del quartiere di porta Solestà, nel luogo dove è stato eretto il tempietto di Sant’Emidio Rosso, si recò a piedi fin qui, per essere seppellito, portando tra le mani la sua testa.
In un tempo successivo, all’inumazione del corpo del santo, queste grotte furono trasformate in oratorio ed al loro interno furono collocati un altare e piccoli ornamenti.
Le spoglie mortali del patrono e dei suoi discepoli riposarono qui per oltre 4 secoli, fino alla traslazione dei loro resti all’interno della cattedrale di Ascoli dove ora riposano nel sacro sacello della cripta di Sant’Emidio.
Questo tempietto è una delle chiese che appartiene all’”itinerario emidiano” della città, un percorso che congiunge tutti i siti legati alla tradizione, ai miracoli, alla vita ed al martirio del santo.
La chiesa nasce come un ex voto degli ascolani per ringraziare sant’Emidio, protettore dal terremoto, di aver preservato la città dai violenti sismi aquilani del 1703 che si verificarono tra i mesi di gennaio e marzo dello stesso anno.
Questi, sebbene provarono duramente la cittadinanza, non produssero perdite di vite umane e danni gravi sugli edifici. Per volontà ed iniziativa di molti devoti si avanzò la proposta di onorare la memoria del santo con un gesto collettivo di gratitudine e riconoscenza e di restituire al culto emidiano le tre grotte esistenti alle pendici dell’altura di campo Parignano, nella zona nord della città, che furono celle di monaci, il luogo della sua sepoltura ed oratorio.
Questo luogo fu meta di molti pellegrini e fedeli, ma nel corso dei secoli la chiesetta conobbe anche periodi di abbandono.
La piccola chiesa è stata annoverata nell’anno 2000 nell’elenco dei “Luoghi dello Spirito” per “Le vie del giubileo nella Regione Marche”.